Sospettati, indagati, alla fine prosciolti. Gli agenti della Polizia penitenziaria in servizio alle carceri reggine “Panzera” ed “Arghillà”, all'epoca della direzione della dottoressa Maria Carmela Longo, individuati come i terminali di una presunta “mala gestione” sono usciti dall'inchiesta. Accuse azzerate. Anche su questo tema si è sviluppato il controesame del principale teste della Procura nel processo che punta a ricostruire la presunta gestione irregolare e disinvolta delle carceri cittadine. È precisa la domanda dell'avvocato Giacomo Iaria, legale di fiducia della dottoressa Longo, a Gianni Chiapparella, appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria impiegato presso il Nucleo investigativo centrale di Roma: «È a conoscenza se questi soggetti poi sono stati successivamente rinviati a giudizio, o la loro posizione ha trovato una soluzione di archiviazione?». Chiapparella: «Credo che siano stati archiviati». Iaria: «E la posizione della Direttrice, visto che Lei ha sentito le intercettazioni che sono state disposte presso la l'ufficio della Direttrice, nell'iniziale momento investigativo la Direttrice, che non risultava appunto indagata, era stata ritenuta da voi, come dire, utilizzata da questi soggetti infedeli? E che quindi andava protetta la sua posizione, nell’iniziale ipotesi investigativa?«. Chiapparella: «No, ci occorreva appunto capire la natura di queste relazioni riservate, che appunto parlavano di personale infedele. Però ovviamente in queste note riservate, c’era anche una sorta di malagestione delle cosiddette sezioni Scilla e Cariddi».
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