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Gioia Tauro, il sindaco Alessio lancia la sfida con un manifesto contro la mafia

Gioia Tauro, l’appello alla società civile dopo l’operazione “Hybris”. E sull’isola ecologica: «Mi ricorda la vicenda dell’Euromotel»

La città vuole la pace e la legalità e dice basta alle raffiche di mitra contro le vetrine, alle bombe che fanno saltare le serrande, agli omicidi, ai traffici di droga e, in una sola parola, alla ‘ndrangheta che negli ultimi mesi sta facendo sprofondare la comunità nel buio più buio degli anni ’80.
Anzi, per il momento lo dice solo l’amministrazione con in testa il sindaco Alessio e lo fa in maniera forte e pubblica, come si usava fare un tempo e cioè tappezzando gli edifici pubblici, palazzo comunale e biblioteca in primis, le scuole e i muri del capoluogo pianigiano con un manifesto di condanna molto eloquente che si spera, almeno questo è l’intento, possa risvegliare le coscienze della cosiddetta società civile.
«L’iniziativa – spiega Alessio – nasce dalla necessità di comunicare a tutti la posizione dell’amministrazione comunale contro la ’ndrangheta, anche se potrebbe sembrare scontata. Ma l’affissione di un manifesto è un segnale che dice esattamente da che parte sei, serve a rinfrescare la memoria, con carta stampata e firmata».
Il sindaco ripercorre il suo passato da militante di partito prima, sindacalista poi e, infine, primo cittadino sempre impegnato a combattere e contrastare la mafia: «Il primo manifesto in assoluto con il quale si prendeva una posizione netta – racconta – l’abbiamo affisso il 28 dicembre 1973 come Partito Comunista e sezione giovanile dei comunisti: è stato l’anno più terribile che abbiamo vissuto a Gioia, perché non c’era sera in cui non saltava in aria una serranda dei commercianti».

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