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Processo Epicentro a Reggio, la “credibilità” dei collaboratori di giustizia

Nelle motivazioni della sentenza emessa dal Gup Francesco Campagna

Tre indagini antimafia - Malefix”, contro le generazioni moderne della cosca De Stefano; “Metameria”, contro la storica cosca di Pellaro e Bocale in sintonia con i clan di Archi; “Nuovo corso” con gli operatori economici della Città stremati dai clan delle estorsioni - riunite in un maxi processo, “Epicentro”. Indagini parallele che, come evidenzia il Gup Francesco Campagna, nelle motivazioni della sentenza di primo grado (rito abbreviato) ha beneficiato delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia. Da Mario Chindemi a Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, Maurizio De Carlo, i fratelli Antonino e Daniele Filocamo, Roberto Moio, Mario Gennaro, Vincenzo Cristiano. Tutti con lo status di «credibilità».
Su questo tema entra nel merito il Gup nelle motivazioni della sentenza: «Il principio cardine è quello per cui non è possibile inserire la prova di un fatto esclusivamente dalle dichiarazioni del correo isolatamente considerate ma le stesse devono essere valutate unitamente agli altri elementi di prova che ne confermano l'attendibilità. In altri termini, a differenza delle dichiarazioni dei meri testimoni che necessitano di essere valutate unicamente sul piano della credibilità e attendibilità intrinseca ed estrinseca, le dichiarazioni dei collaboratori cli giustizia devono trovare altresì dei riscontri esterni al contenuto della propalazione stessa idonei a dimostrare la correttezza dell'attribuzione ciel fatto-reato al soggetto accusato. La giurisprudenza ha poi chiarito che tali riscontri possono essere di qualsiasi tipo e natura, sia rappresentativi che logici, purché idonei a confermare il giudizio cli attendibilità».

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