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Reggio, non solo condanne: misure personali e sequestri collegati alla “pericolosità sociale”

Processo “Epicentro” (rito abbreviato): le motivazioni della sentenza di primo grado. Sigilli alle aziende del collaboratore di giustizia De Carlo: «Strumento attraverso cui la cosca De Stefano si infiltrava nel settore dell'edilizia»

Non solo condanne pesanti - ben 53 su 58 posizioni per complessivi 630 anni di reclusione - nel processo “Epicentro” (il filone con rito abbreviato). Il Gup Francesco Campagna, nelle motivazioni della sentenza, si è soffermato anche sui temi delle misure di sicurezza personali e patrimoniali. «Diversamente da quanto accade per la declaratoria di abitualità e professionalità, la misura di sicurezza della libertà vigilata non richiede la preventiva contestazione di alcuna circostanza di fatto, trattandosi di una misura di carattere essenzialmente amministrativo, applicabile d'ufficio se sussistono le relative condizioni di legge. D'altra parte, la condanna per il reato associativo, secondo un orientamento, implica una presunzione semplice di pericolosità, per la nota tendenziale resistenza al tempo del vincolo malavitoso, presunzione superabile soltanto per la acquisizione di elementi idonei a capovolgerne il contenuto».
La posizione del collaboratore di giustizia, Maurizio De Carlo: «Che si è dissociato attivamente dal contesto criminale di provenienza. Ciò posto, alla pericolosità sociale allo stato ipotizzabile a carico di tutti imputati, come desumibile dai fatti per cui si procede e dagli indicatori può porsi rimedio attraverso le previsioni speciali.

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