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Processo Epicentro a Reggio, «Chi prende impegni... e chi i lavori poi si incontrano e si fanno i conti»

Nell'udienza il collaboratore Liuzzo ricostruisce le strategie estorsive

Anche dai lavori di ristrutturazione al Museo il pool antimafia di Reggio incassa l'ennesima conferma del ruolo dominante della cosca De Stefano nella spartizione degli affari in centro Città. La vicenda è agli atti del dibattimento del processo “Epicentro” dopo la testimonianza del collaboratore di giustizia, Giuseppe Tito Stefano Liuzzo (come si evince dal verbale di udienza del 10 febbraio). Un tema inoltrato nella discussione in Aula dal Pubblico ministero, Nicola De Caria, ed approfondito direttamente dalla presidente del collegio, Silvia Capone (giudici a latere Carla Costantino e Andrea Iacovelli): «Senta, quindi i proventi illeciti sui lavori di ristrutturazione del museo, andarono ai De Stefano? Cioè la ditta che ebbe l'affidamento di questa attività, versò poi la percentuale stabilita, la percentuale dei proventi del corrispettivo ai De Stefano?». Liuzzo: «Sì. Così parlando, mi disse che erano loro che si stavano interessando, la famiglia De Stefano». Presidente Capone: «Il museo in quale area della città di Reggio Calabria si trovava, e la competenza su quel territorio di chi era?». Liuzzo: «I De Stefano hanno anche una quota su tutta Reggio Calabria». Presidente Capone: «Okay. Nel senso che è nel cuore della città di Reggio Calabria, Reggio Centro?». Liuzzo: «Sì, Reggio Centro viene gestita dai De Stefano, dai Condello, una fetta veniva data ai Rosmini e una fetta ai Fontana. Questi inizialmente erano gli accordi. Quando io prima le dissi il discorso del Roof Garden, il museo è alle spalle del Roof Garden. Quindi è alla fine del corso». Presidente Capone: «Quindi, i De Stefano presero una quota, a questo punto, dei proventi sulla ristrutturazione del museo, non tutti i proventi?». Liuzzo: «Signor Presidente, il discorso è questo: nel momento che una famiglia prende l'impegno su determinati lavori, un'altra famiglia prende i lavori, poi si incontrano e si fanno i conti. Nel senso, voglio dire: io mi tengo i soldi che ho preso dal museo, tu hai preso quelli dell'asfalto, tu hai preso quelli dei negozi, questi dovevano entrare così. Voglio dire, è sempre stato così. In queste cose nei tempi remoti, sono stato coinvolto nei processi. Ecco, quindi bene o male li conosco abbastanza bene».

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