“Per aver promosso, organizzato, diretto e finanziato l’associazione per delinquere, quale fornitore abituale della compagine palermitana di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, del tipo cocaina, intrattenendo personalmente tramite dispositivi criptati rapporti con i sodali palermitani, fissando il prezzo del narcotico trattato, coordinando le attività strumentali necessarie alle spedizioni di droga attraverso l’individuazione e l’impiego di abili corrieri muniti di sistemi meccanici di occultamento all’interno delle autovetture utilizzate, quali doppifondi appositamente creati all’interno delle stesse auto oppure avvalendosi di carichi di copertura all’interno di veicoli commerciali”. Nel capo d’imputazione (associazione per delinquere, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti), unitamente ad altri indagati, è questo, agli inizi dell’ordinanza di custodia in carcere emessa a suo carico, quello che il Gip del Tribunale di Palermo, Lirio Conti, scrive a carico di Giuseppe Barbaro, alias “Pino”, 42 anni, di Platì, arrestato insieme a una ventina di persone, in gran parte siciliane, poco prima dell’alba di martedì scorso nell’ambito dell’operazione antidroga “Cagnolino”. Il blitz, coordinato dalla Procura distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, è stato compiuto dai militari del Gico della Guardia di Finanza di Palermo. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip palermitano ci sono altri tre reggini: Pasquale Barbaro, 32 anni, di Platì; Rocco Pizzinga, 49 anni, di Casignana; Pasquale Varone, 35 anni, di Melicucco.
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