Un favore (vero o infondato lo stabilirà il processo) della direttrice alla detenuta con la complicità del medico delle carceri. Per la Procura rientra nelle dinamiche della gestione allegra degli istituti penitenziari cittadini la scelta di redigere un certificato medico che attestasse falsamente lo stato di malessere di una detenuta per consentirle di non sobbarcarsi un lungo viaggio tra Reggio e Perugia per rendere testimonianza in Tribunale. Una vicenda che rientra tra le imputazioni a carico dell'ex direttrice delle carceri, Maria Carmela Longo, e che ha portato a giudizio anche il medico, Antonio Pollio, e la detenuta Napolitano.
In Tribunale collegiale (come emerge dal verbale di udienza del 16 marzo scorso) il principale teste dei Pubblici ministeri, Stefano Musolino e Sabrina Fornaro, - Gianni Chiapparella, appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria impiegato presso il Nucleo Investigativo Centrale di Roma - si è sottoposto al controesame dell'avvocato Francesco Calabrese, difensore del medico sotto accusa. Il penalista mette in risalto un dato non trascurabile: «In relazione a questa patologia della signora Napolitano, ci sono dei passaggi dell’intercettazione da cui si desume che effettivamente la stessa soffrisse comunque di queste patologie?».
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