Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Reggio, coca e riciclaggio: un impero sotto scacco

La maxi-operazione Eureka coordinata dalle Procure antimafia di Reggio, Milano e Genova: 201 arresti tra l’Italia e il resto d’Europa

Eureka, sono convinti di averli trovati: con l’operazione di ieri «sono stati toccati i livelli organizzativi internazionali più alti della ‘ndrangheta». C’è entusiasmo in Procura nazionale antimafia, e non tanto per la bellezza di 201 di arresti tra Italia, Germania e Belgio, messi insieme grazie anche a Eurojust ed al progetto I-Can, quanto per la scoperta di un gigantesco network internazionale capace di inondare mezza Europa di cocaina e soprattutto reinvestire i proventi – anche in piena pandemia – speculando in tutto il mondo grazie anche a società gestite da cinesi. Ma non solo: la maxi-inchiesta ha svelato il coinvolgimento della ’ndrangheta nel traffico internazionale di armi da guerra dai Paesi dell’ex Unione Sovietica alle organizzazioni di narcotrafficanti sudamericani passando attraverso il Pakistan.
Droga e armi: ecco il cocktail al cento dell’operazione “Eureka”, che ha il suo epicentro a Reggio Calabria e un hub stavolta non a Gioia Tauro ma nel porto belga di Anversa. In manette, solo per conto della Procura dello Stretto, sono finiti in 108, ai quali se ne altri 24 indagati in Germania e 15 in Belgio. Ma sono coinvolte nelle indagini sul territorio nazionale anche le Procure antimafia di Milano (con 40 arresti) e quella di Genova (15 arresti), coordinate tutte dalla Procura nazionale antimafia. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite da Carabinieri e Guardia di Finanza, che hanno lavorato insieme a forze di polizia di mezza Europa.
Nel “calderone” di un blitz che per gli investigatori «ha interrotto operazioni finanziarie impressionanti» nomi pesanti della ’ndrangheta nella Locride. A partire da Rocco Morabito, il supernarcos scappato dal carcere in Uruguay, poi arrestato in Brasile ed infine estradato in Italia: “U Tamunga” persino durante la latitanza – grazie a una rete di fiancheggiatori scoperta in Liguria – avrebbe rappresentato un solido punto di riferimento per gli approvvigionamenti di coca dal Sudamerica grazie anche ai presunti rapporti con Primeiro comando capital. Sotto i riflettori un business miliardario, dai campi di produzione di coca in Sudamerica ai grattacieli dell’alta finanza. In mezzo una tela enorme intrecciata da padrini e picciotti, faccendieri e colletti bianchi, spacciatori e broker internazionali.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia