Ad alcuni dei 90 indagati dell’operazione “Sua Sanità”, scattata venerdì con l’esecuzione degli agenti della Guardia di Finanza dell’ordinanza del gip di Locri su richiesta della Procura diretta da Giuseppe Casciaro, sono contestate fattispecie corruttive, quale l’induzione a dare o promettere utilità, in un contesto ritenuto «talmente radicato e normalizzato all’interno dell’ospedale di Locri». Una consapevolezza che avrebbe avuto ricadute negative sull’imparzialità della pubblica amministrazione. Nello specifico, il gip ritiene che Filippo Lascala, medico psichiatra, e Antonio Bombara, direttore del reparto di Psichiatria, «ponevano in essere atti contrari ai doveri d’ufficio, i quali trovavano la loro causa nella promessa o dazione di denaro e altre utilità, a fronte delle quali essi, con spigliata naturalezza, redigevano falsi certificati medici attestanti false diagnosi o patologie, oltre all’esecuzione di esami e visite non espletate, talvolta procedendo anche in assenza del paziente». Il gip Federico Casciola rileva inoltre che, indubbiamente, «la redazione di quei certificati o relazioni integri gli estremi dell’atto dell’ufficio, configurandosi, quale principale attività del sanitario, quella di diagnosticare e certificare gli stati psicopatologici del paziente, ossia di sottoporre lo stesso a visita, onde procedere ad una valutazione dell’esistente che, per quanto caratterizzata da discrezionalità tecnico-scientifica, deve tendere comunque alla realizzazione dell’interesse pubblico. Di talché – prosegue il gip – anche la vendita della predetta discrezionalità tecnica, come si è detto, costituisce contrarietà ai doveri d’ufficio». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio