
Alla fine tutti i nodi vengono al pettine, direbbero i “saggi”. E di certo il detto vale per l’Asp, dove la Corte dei conti ha avviato una contestazione - l’ennesima - di danno erariale, stavolta per oltre 15 milioni di euro. Sotto i riflettori, in questo caso, c’è l’erogazione “a pioggia” delle premialità ai dirigenti e al personale del comparto sanitario riferita agli anni dal 2010 al 2015.
In giudizio sono stati citati in otto, tutti nelle vesti di (ex) dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale: Grazia Rosa Anna Squillacioti, Vincenzo Scali, Francesco Tomaselli, Francesco Sarica, Fortunato Luvarà, Ermete Tripodi, Giacomino Brancati e Pasquale Staltari. Secondo la Procura regionale - che si è attivata seguito di notizia di danno pervenuta dalla Guardia di Finanza il 2 luglio 2020, frutto di indagini relative ad un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria - sarebbero state violate disposizioni normative e contrattuali relative all'attribuzione e alla liquidazione dell’indennità di risultato e di produttività, «le quali – recita l’invito a dedurre – non risultavano legate al raggiungimento di obiettivi predeterminati, di programmi e progetti, come invece obbligatoriamente previsto dalla contrattazione decentrata e dalla normativa di settore». Le stesse indennità infatti, continua l’accusa, «non erano state sottoposte ad alcuna forma di valutazione da parte del competente Nucleo di valutazione, soggetto valutatore di prima istanza, né da parte dell’Oiv, organo valutatore di seconda istanza, e risultavano corrisposte a tutti indistintamente».
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