Anche se finora ha solo fatto parziali ammissioni sulle pesanti accuse che gli sono state contestate a febbraio scorso (al punto da costargli l’arresto) e riferito agli inquirenti, senza allo stato però sottoscrivere ancora alcunché, di voler collaborare con la giustizia, la decisione dell’imprenditore originario della Locride, Maurizio Rullo, di 56 anni, potrebbe aprire scenari nuovi e di notevole interesse investigativo e operativo per diverse Procure antimafia nel campo del crimine organizzato e, soprattutto, nell’ambito di una possibile, ma ancora tutta da accertare, “rete di riciclaggio” di ingentissime somme di denaro in Germania. “Rete” dietro la quale, oltre ad un giro di circa 70-80 milioni di euro, potrebbero anche celarsi alcune importanti famiglie della ’ndrangheta. Di ciò sono pienamente convinti, per come evidenziato in queste ultime ore da alcuni organi d’informazione tedesca (Ard, Mdr e Frankfurter Allgemeine Zeitung), gli investigatori delle forze di polizia di Monaco di Baviera e i carabinieri del Gruppo per la tutela ambientale e la transizione ecologica di Milano. A coordinare il lavoro degli investigatori tedeschi e italiani sono i magistrati delle Procura di Milano, Reggio Calabria e Monaco di Baviera. Il nuovo filone dell’inchiesta, denominata “Black Steel”, è legato, appunto, alla figura e all’arresto, a metà febbraio scorso, di Maurizio Rullo, imprenditore di origini locridee ma trapiantato da moltissimi anni nel Nord Italia, e alla facilità di prelevare ingenti somme di denaro in Germania senza destare particolari sospetti. Secondo le ricostruzioni, nell’arco di circa tre anni e mezzo, Rullo e i suoi complici hanno prelevato circa 70 milioni di euro da due banche di Monaco di Baviera. Gli inquirenti della Procura di Milano ipotizzano che la maggior parte del denaro provenga da attività illecite. A metà febbraio hanno arrestato Rullo e 13 sospetti complici. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio