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Dall'avorio alla banda della Magliana, così la 'ndrangheta di Gioia Tauro si era fatta strada a Roma

Partecipazioni a società, immobili, un complesso edilizio, un albergo e persino due zanne d'avorio d'elefante. E' questa la portata dell'ingente confisca, eseguita dalla polizia di Roma, per un valore complessivo di tre milioni di euro a due individui legati alla 'ndrangheta, provenienti dalla Calabria e da Roma.

Partecipazioni di una società immobiliare con sede a Roma, oltre a un complesso immobiliare commerciale sempre nella Capitale, abitazioni a Gioia Tauro (RC), una polizza assicurativa del valore di 150.000 euro, disponibilità finanziarie superiori ai 400.000 euro e un complesso immobiliare precedentemente utilizzato come hotel-ristorante a Rocca di Papa (RM). Ma anche due zanne di avorio di elefante dal considerevole valore.

E' questa la portata dell'ingente confisca, eseguita dalla polizia di Roma, per un valore complessivo di tre milioni di euro a due individui legati alla 'ndrangheta, provenienti dalla Calabria e da Roma.

Indagini patrimoniali ed economiche, avviate nel 2020, hanno consentito di ricostruire la carriera criminale dei due individui. Il primo, Agostino Cosoleto è membro di un'importante cosca calabrese di Oppido Mamertina e consuocero del defunto boss Rocco Molè, assassinato nel 2008. Cosoleto si era trasferito nei Castelli Romani, investendo notevoli somme di denaro provenienti da reati di bancarotta fraudolenta e frodi nell'intestazione di beni, per eludere e facilitare l'attività criminale.

Il pregiudicato romano, Gianfranco Fornari, noto usuraio sin dagli anni '70 del secolo scorso, è stato associato a personaggi come commercialista del cassiere di "Cosa Nostra" Pippo Calò, ma anche a membri della cosiddetta "Banda della Magliana" e della "Camorra".

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