Tre condanne – rideterminate e con capi di imputazione alleggeriti – ed un'assoluzione piena nel processo “Pensierino”, nato dall'indagine della Dda di Reggio e della Guardia di Finanza inerente due distinti episodi estorsivi durante i lavori eseguiti nel quartiere collinare Mosorrofa e nella frazione preaspromontana di Terreti. Per gli inquirenti gli emissari dei clan si presentarono nei cantieri impedendo agli operai la prosecuzione dei lavori.
La sentenza è stata emessa dalla prima sezione penale della Corte d'Appello di Reggio Calabria. Nello specifico sono stati condannati Antonio Riccardo Artuso, 6 anni di reclusione (in primo grado erano stati 8 anni); Bruno Scordo, 2 anni di reclusione (6 anni ed 8 mesi in primo grado). Entrambi erano ritenuti vicini ai clan di 'ndrangheta di Reggio città.
Condannato solo per operazioni imprenditoriali inesistenti, dopo l'esclusione del favoreggiamento, Francesco Benedetto, a 1 anno e 4 mesi di reclusione (rispetto ai 3 anni e 4 mesi in primo grado); assolta «perché il fatto non sussiste» Caterina Tripodo (in primo grado 2 anni e 8 mesi di reclusione). Entrambi erano i titolari dell’«AB Impianti», la ditta che avrebbe subito il tentativo di estorsione e che gestiva un appalto per la manutenzione delle condotte idriche e del gas.
I Giudici si sono «riservati in giorni 90 il termine per il deposito dei motivi ed ordina la sospensione dei termini di custodia cautelare per il medesimo periodo».
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