I progetti e le risorse di più enti per regimentare i corsi d'acqua e arginare il rischio di dissesto idrogeologico di un territorio fragile. Comune e Città metropolitana cercano di superare i ritardi, l'imperativo è fare presto e disinnescare “gli ordigni” che oggi fiumare e torrenti rappresentano, prima che arrivi la stagione delle piogge, diventata ormai imprevedibile, come le tragiche vicende delle settimane scorse insegnano. Da dove cominciare? Dopo aver ripulito i greto del Calopinace il Comune si è occupato del Sant’Agata, «con fondi di Bilancio dell’Ente – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Rocco Albanese – l’impresa si è già occupata di ripulire l’area e verrà presto superato il problema della rete fognaria». E se il Comune si è occupato della manutenzione straordinaria dell’ultimo tratto dell’alveo la Città Metropolitana ha programmato interventi più articolati attraverso il Pnrr. In questi giorni infatti Palazzo Alvaro ha avviato la progettazione di lavori per circa 1,2 milioni di euro.
E il resto? Perché il territorio reggino è attraversato da corsi d’acqua che oggi quando va bene sono canneti, in cui cresce un’alta vegetazione in cui si trovano rifiuti di ogni genere, elettrodomestici e tanto altro. Non a caso il Comune aveva annunciato un’operazione molto articolata: sul torrente Annunziata, sul torrente Malavenda, sul torrente Menga con disostruzione di un tratto in località Morloquio (torrente Murrocò) e di un’altra area critica in coincidenza con un sottopasso di Ferrovie dello Stato. I lavori dovranno essere completati entro il 30 giugno. Aveva assicurato l’assessore, ma la strada è tutta in salita.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia