Fuggiti via, nel cuore della notte, a distanza di meno di tre ore dallo sbarco e prima, comunque, di essere identificati e fotosegnalati. Sono circa 40 i migranti, tutti provenienti dal Kurdistan, che ieri mattina prima dell’alba sono scappati, dileguandosi nel giro di poco tempo, dall’area portuale della scalo roccellese dove intorno alle 23 di mercoledì scorso si era verificato, al termine di un’operazione di soccorso in mare da parte della Guardia Costiera, l’ennesimo sbarco di migranti nella Locride, il quinto, sempre nel Porto di Roccella, negli ultimi 12 giorni. Prima della fuga di massa (non è, comunque, la prima volta che accade anche se finora, a distanza di un paio d’ore dallo sbarco, mai era successo che la metà circa dei migranti giunti al Porto fuggisse via prima dell’identificazione) sulla banchina a sud dello scalo marittimo roccellese erano sbarcati 85 migranti, tra cui una quindicina di donne, una dozzina di bambini tra cui alcuni con meno di 6 anni di età, e alcuni minori non accompagnati. A capeggiare, comunque, il numeroso gruppo di fuggiaschi sarebbe stata una donna con i capelli rasati, un carattere forte e ribelle e per nulla disposta a seguire regole e leggi. Insomma una leader e una “capogruppo” molto ascoltata e seguita da gran parte dei migranti sbarcati nel corso della notte tra mercoledì e giovedì scorso nello scalo portuale reggino. Atteggiamenti e comportamenti fuori dal coro, questi, che la donna del Kurdistan avrebbe subito messo in pratica già dopo lo sbarco nei confronti dei tanti connazionali, uomini compresi. Nel corso della notte, quindi, sarebbe stata lei, stando a quanto emerso dai primi controlli e accertamenti, a pianificare la fuga dal Porto dell’alto numero di migranti e il loro successivo allontanamento dalla zona. Quanto è accaduto nello scalo marittimo roccellese in occasione dell’ultimo “arrivo” di migranti, giacché da noi segnalato più volte in questi ultimi tre anni di sbarchi senza soste (oltre 150 “arrivi” di migranti nel solo Porto di Roccella), non fa che mettere ancora di più in evidenza un nervo scoperto che in estate creerà altri grossi e dolorosi problemi: se non strutturata e “allargata” come si deve, sia in termini logistici, sia in tema sanitario, di identificazione, fotosegnalamento e trasferimento dei migranti e di controllo di tutta l’area interna ed esterna, l’attuale tensostruttura, infatti, non riuscirà a reggere affatto l’urto e quindi l’altissimo numero di “arrivi”, in media uno o due ogni 36-48 ore. Né il Comune, finora sempre in prima linea e sempre, anche dal punto di vista economico, disposto ad andare spesso oltre le proprie competenze in tema di prima accoglienza e gestione di un’infinità di profughi, può continuare a fare, come finora ha fatto, non semplici ma tripli salti mortali all’indietro senza rete pur di garantire lo stesso tutti i servizi. Gli ultimi 85 migranti giunti a Roccella si trovavano a bordo di una piccola barca a vela con i motori in panne a circa 70 miglia di distanza dalla costa della Locride. A localizzarli, soccorrerli e trasferirli a bordo di una motovedetta sono stati i militari della Guardia Costiera di Roccella nel corso di un intervento “Sar” coordinato dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria. A disporre, dopo il soccorso in mare, il trasferimento a Roccella è stata la Prefettura della città dello Stretto. La barca a vela, come ormai avviene da anni, era partita circa quattro giorni prima dalla costa della Turchia dove ormai da moltissimo tempo organizzazioni criminali gestiscono il vastissimo e milionario business dell’immigrazione clandestina verso le coste della Calabria. Con l’ultimo “arrivo” è salito a 20 il numero degli sbarchi di migranti, nel solo Porto di Roccella, nel 2023, per un totale di quasi 3 mila persone. Nel 2022, invece, erano ben 87 gli “arrivi”, per un totale di oltre 7 mila migranti, nel solo scalo marittimo roccellese.