Quattordici posti vacanti su 27 per una scopertura complessiva del 51,85%, ben 170 procedimenti di competenza della Dda ad oggi pendenti e 7mila ordinari in attesa di fissazione prima che maturi la prescrizione: sono soltanto alcuni numeri del “collo di bottiglia”, lì dove il sistema giustizia – già ovunque non troppo veloce – a Reggio s’impantana del tutto. Un tema quantomai attuale l’emergenza in Corte d’Appello, proprio nei giorni in cui la terza commissione del Consiglio superiore della magistratura sta lavorando al bando di secondo grado, con la speranza che i posti che verranno messi a concorso saranno poi effettivamente ricoperti. La “fotografia” sulle condizioni del Distretto viene approfondita dalla presidente facente funzioni della Corte d’Appello, Olga Tarzia, che ha fatto il punto con i colleghi di Magistratura Democratica avanzando anche qualche proposta in termini di soluzioni percorribili.
I dati
Su un organico di 27 magistrati sono scoperti complessivamente 14 posti di consigliere giudicante (penale, civile, prevenzione), a quali si aggiunge un ulteriore posto vacante di consigliere della sezione lavoro. Nel dettaglio, nel settore penale, 5 sono le scoperture presso la Prima sezione penale e 3 presso la Seconda; nella sezione Misure di prevenzione-Ingiusta detenzione-Assise è scoperto un posto di consigliere, ancora non pubblicato; sempre nel settore penale, vi è la scopertura dei 2 posti di presidente di sezione Misure di prevenzione-Ingiusta detenzione, di recente pubblicato, e quello di Assise d'appello; nel settore civile sono scoperti 5 posti di consigliere (attualmente la Sezione ha solo il presidente e 3 consiglieri); nel settore lavoro è scoperto un solo posto di consigliere su 5 in organico (in effetti, questa è l’unica sezione che ha raggiunto gli obiettivi previsti per il 2022); nessuno dei 4 magistrati della pianta organica distrettuale destinati alla Corte d’appello di Reggio Calabria risulta assegnato all’ufficio; non è coperto il posto di presidente di Corte d’appello, ed attualmente, pur svolgendo le funzioni di presidente della Seconda sezione penale, esercita il ruolo di facente funzioni proprio dalle dott.ssa Tarzia.
Le conseguenze
«Il problema della carenza di magistrati – rileva Tarzia – non solo ha determinato l’accumulo di un arretrato imponente ma rischia di produrre conseguenze incalcolabili sui procedimenti più delicati e complessi, con imputati sottoposti a misure cautelari, in genere di competenza Dda, molti cosiddetti maxi, di cui allo stato in numero di 170 sono pendenti presso le due Sezioni penali della Corte. Quanto ai processi di competenza ordinaria, circa settemila (tra le due sezioni) sono in attesa di fissazione e definizione prima che si maturi la prescrizione. Sono questi i procedimenti che a breve si contenderanno il posto con quelli relativi a reati commessi a far data dal 1° gennaio 2020 per i quali il decorso del tempo determinerà l’improcedibilità e che pertanto sarà necessario, a regime, trattare in via esclusiva per evitare di incorrere nella sanzione processuale». Ormai «le applicazioni endo-distrettuali – continua la presidente f.f. – sono divenute imprescindibili, nonostante presentino margini di criticità dovute al breve periodo di permanenza degli applicati, spesso non conciliabile con la durata dei processi cosiddetti maxi, e alla mancata conoscenza da parte di tali magistrati dei meccanismi del secondo grado di giudizio, solitamente trattandosi di colleghi scelti tra i più giovani che hanno conseguito la prima valutazione di professionalità. Questa scelta, necessitata, pena gravissime conseguenze sul piano della definizione dei processi (soprattutto quelli con imputati cautelati), incontra una serie di difficoltà provenienti dai capi degli uffici di primo grado che oppongono resistenze ingiustificate».