Il processo “Scipione”, su un presunto narcotraffico tra la Locride e la Sicilia, con al centro le cosche di Africo afferenti alla famiglia Morabito, torna davanti ai giudici di Messina. Lo hanno deciso i magistrati della IV sezione penale della Corte di Cassazione, che hanno annullato le condanne in appello per: Angelo Albarino, Stellario Briardi, Fortunato Calabrò, Santo Chiara, Stefano Marchese, Giuseppe Selvaggio, Giovanni Bonnanno, Giovanni Morabito, Salvatore Favasuli e Costantino Favasuli.
Gli “ermellini” hanno annullato con rinvio la sentenza della Corte di appello di Messina. Quindi gli imputati saranno sottoposti ad un nuovo giudizio di secondo grado, nel quale si dovrà nuovamente valutare in alcuni casi anche l’effettiva appartenenza alla contestata associazione per delinquere di stampo mafioso, mentre in altri casi andrà riconsiderata l’applicazione delle attenuanti generiche.
Il giudizio si è concentrato sull’esistenza ed operatività di un’associazione che trasportava ogni settimana droga dalla provincia reggina a quella peloritana a bordo di vetture dotate di doppifondi, con consegna a domicilio, con una maggiorazione sul prezzo di vendita del carico.
L’indagine è stata eseguita dal Nucleo investigativo del Comando provinciale di Messina, che si è avvalso della collaborazione dei colleghi della Compagnia Carabinieri di Bianco, che nell’aprile del 2017 riuscivano a individuare nella Locride uno dei luoghi di occultamento del gruppo calabrese, recuperando 6 kg di marijuana, alcune dosi di cocaina ed altro materiale ritenuto di interesse investigativo il tutto occultato in apposite buche nella sabbia dell’arenile di Africo Nuovo.
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