Come sistematicamente accade da parecchi anni a questa parte oltre alle sfuriate improvvisate il dibattito sul futuro dell’aeroporto dello Stretto scema e va a finire sul binario morto. Le roventi polemiche dei giorni scorsi sono state subito messe a tacere in attesa adesso di nuovi tavoli- spesso inutili. La questione è sempre la stessa e rimane irrisolta: la mancanza di un adeguato numero di collegamenti che possa rendere appetibile lo scalo soprattutto all’utenza siciliana. Da Messina c’è molta convenienza a scegliere Reggio per viaggiare ma l’offerta latita e i costi non sono competitivi rispetto ad altri aeroporti. La procedura per l’imposizione degli oneri di servizio finalizzati a garantire la continuità territoriali non è andata a buon fine e si attendono le prossime mosse della Regione che sembra avere deciso di cambiare rotta e trattare direttamente con le compagnie interessate dopo il flop del primo iter. Ma i tempi di questo procedimento sembrano essere indefiniti e il rilancio dello scalo sembra essere destinato a essere rinviato ancora. E pensare che dieci anni addietro la situazione era più rosea, nonostante una precarietà gestionale del “Tito Minniti” in ballo tra una concessione da sempre provvisoria e una società di gestione che già mostrava gravi segni di squilibrio contabile. Un lento declino causato, si è detto spesso in questi anni, delle pesanti limitazioni operative della pista che impongono alle compagnie piloti abilitati, ma anche di una classe dirigente miope che non ha mai saputo valorizzare le potenzialità di uno scalo che invece potrebbe diventare l’approdo naturale dei passeggeri diretti alle Isole Eolie o a Taormina (il pontile di collegamento diretto c’è e rappresenta un’altra storia di fallimenti, così come la stazione ferroviaria, nuova ma già vecchia e praticamente inutilizzata, un altro investimento che non ha portato buoni frutti per il rilancio dell’hub aeroportuale). Eppure non è sempre stato così. Si volava allora da Reggio con collegamenti con Torino, Venezia e altre località. Era stata messa in piedi anche una grande operazione che puntava ad avvicinare lo Stretto alla Romania. Correva l'anno 2013, l'operazione era una delle tante di una stagione che sembrava aver acceso nuove speranze sull'aeroporto “Tito Minniti”. 52 voli annunciati dalla Regione che collegavano la Germania, ma quelle promesse non hanno mai visto concreta realizzazione. Addirittura si erano allargate le speranze di collegare la Calabria alla Russia tramite la compagnia area Nordavia. E ci fu anche il debutto della charteristica con un volo su Sharm El Sheikh. Un “esperimento” con scalo a Napoli che per qualche mese garantì i collegamenti con una delle mete turistiche più gettonate di sempre. L'anno dopo sullo slancio dell'entusiasmo e sempre con la formula charter, arrivò al Tito Minniti la Flyniky la compagnia aerea fondata dal pluricampione di formula uno, direzione Vienna. Una luce in fondo al tunnel in cui si pensava a grandi sfide, in cui le proiezioni guardavano ad un bacino di utenti che abbracciava la provincia reggina, tutta e quella messinese. Passeggeri che in questi anni invece hanno scelto di volare a Lamezia e Catania, gli aeroporti internazionali che propongono un’offerta commerciale più ricca e a prezzi più competitivi. Alla luce di questa situazione si è passati da una presenza di voli abbastanza variegata a pochi collegamenti giornalieri. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio