“Se ne vedranno delle belle a Reggio Calabria perché si sono rotti determinati equilibri”. Parole inquietanti contenute in un pizzino rinvenuto nel covo del boss latitante, Pasquale Condello “il supremo”, e rivolte ad un magistrato. Un episodio affrontato nel dibattimento “Gotha” ed adesso evidenziato nelle voluminose motivazioni della sentenza emessa dal Tribunale collegiale: «L'esistenza del livello occulto, all'interno del quale operano soggetti con estrazione non propriamente ’ndranghetista, trova riscontro nel rinvenimento nel covo del latitante di un pizzino, destinato ad un magistrato non identificato. L'espressione va posta in relazione al manoscritto rinvenuto i cui contenuti sono non meno inquietanti: «Lei da quando è venuto a Reggio e sono moltissimi anni ha preso accordi con delle cosche favorendoli nei loro processi e questo è sotto gli occhi di tutti. Lei da queste cosche ha preso moltissimi soldi, e si è assunto l'onere di continuare la guerra con la sua penna a delle persone oneste. Lei non può indossare la toga per scopi personali, o solo, per difendere dei traffici di droga e assassini. Solo perché le danno moltissimi soldi e combattere ingiustamente persone con le mani pulite. Tutto questo finirà».
Non vi è dubbio che si tratti di un “pizzino” rivolto ad un magistrato che ha prestato servizio a Reggio anche se il destinatario del pizzino non è stato individuato: «Si tratta di un appartenente all'ordine giudiziario reggino, cui Condello Pasquale all'epoca dei fatti muoveva certamente delle accuse di parzialità e di corruttela.
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