L’ultima mazzata è stata l’esclusione della Reggina dalla serie B. Potrebbe sembrare un episodio marginale – in una città dove funzionano poche cose – ma non è così. La Reggina è (ed è stata sempre) lo specchio della città. Spesso è stata la sua faccia migliore e se adesso è stata cancellata dal calcio che conta tutta la comunità reggina è chiamata a farsi un profondo esame di coscienza. È chiaro che qualcosa si è rotto proprio nell’anima della comunità reggina e per ripartire di slancio serve rimettere i cocci a posto.
Anche mons. Salvatore Nunnari – uomo di fede e reggino purosangue e che ha sempre seguito con grande partecipazione le sorti della città anche quando era vescovo a Sant’Angelo dei Lombardi prima e a Cosenza poi – ha avvertito il “colpo” della cancellazione della Reggina dalla Serie B ma, allo stesso tempo, invita i reggini a non subire passivamente recriminando contro un destino cinico e baro ma a reagire. «Sono ritornato a vivere a Reggio, anche se la cittadinanza reggina è stata sempre dentro di me, e oggi – afferma – trovo questa mia città di nuovo sconfitta. La vedo come una città perdente e dolente. E penso che quest’ultima sconfitta della Reggina sia l’espressione di una Reggio appiattita, incapace di reagire. Io, come il filosofo Diogene, cerco l’uomo e a Reggio, purtroppo, non lo trovo». Il vescovo emerito va ancora più a fonda nella sua analisi: «Reggio manca di una coscienza di unità forte che però qualche volta – come nel caso della Reggina – viene fuori. E oggi più che mai deve venire fuori ed essere coltivata per evitare il pericolo peggiore che è quello di una Reggio rassegnata. La sconfitta della Reggina è dura da digerire anche perché mi ha dato l’impressione di un oggetto ingombrante che dovevamo svendere ed è stata svenduta a un ricco signore. La sconfitta, in queste condizioni, era inevitabile».
Monsignor Nunnari volge il suo sguardo intorno e vede «una città delusa» ma si augura che «non sia rassegnata, perché il vero pericolo si nasconde proprio nella rassegnazione. Significherebbe che Reggio non sa più reagire, nel senso civico della parola. E mi auguro che dimostri di sapere reagire già alle prossime elezioni. Reggio è ricca di natura, di arte e di storia, ma è povera di uomini e tuttavia noi reggini non siamo dei poveracci».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia