«A bordo c'erano molte donne e bambini e, purtroppo, alcuni di questi sono morti, dispersi. Ho visto diversi corpi che non si muovevano in acqua, erano tre, quattro bambini e due corpi di adulti un uomo ed una donna». Il bimbo senza vita di 4 anni, tra i 45 migranti sbarcati al porto di Reggio lo scorso 12 luglio, non è stata l’unica vittima di quella maledetta traversata. Chi era a bordo dell'imbarcazione travolta dal “mare grosso” nella traiettoria Sfax-Lampedusa, e tratta in salvo prima da un manipoli di pescatori e poi dalla nave “Dattilo”, hanno visto la tragedia consumarsi sotto i propri occhi. Immagini shock che tre superstiti hanno consegnato agli investigatori della Squadra Mobile di Reggio che hanno individuato, ed arrestato, due presunti scafisti. Due giovanissimi della Sierra Leone, 20 anni il primo, poco più che 18enne il secondo. I loro complici, perchè secondo la Dda avrebbero agito «in concorso con altre persone allo stato non identificate», sarebbero riusciti a dileguarsi. Ricordi drammatici dei supertestimoni: «Ad un certo punto, nella notte, abbiamo visto in lontananza un grosso peschereccio intento a pescare, così abbiamo cominciato ad attirarne l'attenzione sventolando le nostre magliette. Il peschereccio ha notato la nostra presenza e si è diretto verso di noi per recuperarci. Durante queste operazioni, considerando il mare grosso e la calca, la nostra piccola imbarcazione si è rovesciata e tanti sono finiti in mare». Alcuni di loro spariti nel nulla. Inghiottiti dalle onde. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio