Reggio Calabria, le dure parole dell'arcivescovo: «Non possiamo scaricare le nostre responsabilità»
«Questo per voi è un momento significativo, un momento di protagonismo bello. Ma un protagonismo sociale che io spero abbia a che fare con la vostra vita di ogni giorno. Ci chiediamo ora è lecita questa processione? Perché facciamo questa processione? O meglio in che senso è cristianamente lecita questa processione. Certamente perché è in onore di Maria e in Maria ci identifichiamo come popolo reggino». Così l’arcivescovo Morrone durante la processione della Patrona, e poi ha continuato: «Facciamo un applauso a Maria. Alla fine ne facciamo tanti… soprattutto facciamo gli applausi ai potenti che ci sottomettono, che con poco ammorbano la nostra intelligenza. E Maria questo non lo vuole, tant'è che lei ha fatto ciò che è “illecito”, come suo Figlio Gesù. Lei adesso sta venendo incontro a noi, ci ricorda ancora la Visitazione. Maria viene a visitarci, ci porta Gesù, ma a Maria – una ragazza di 13 anni – a lei, ai suoi tempi, non era lecito mettersi in cammino, lasciare casa, lei una ragazzina. Capite? 2000 anni fa le avranno detto: “Ma che stai facendo?”, “Ma dove vai?”, “Sei una femmina, devi stare a casa”. Lei dice “No!”, perché “il Signore ha posto in me la sua fiducia, si fida di me, Lui ascolto”. Ecco la fede la disobbedisce a ciò che umilia la nostra umanità e promuove tutto il bello e il buono che abita il cuore di tutti! Muoversi significa spezzare consuetudini che non ci permettono di crescere in umanità, in dignità! E Maria si mise in cammino velocemente senza aspettare che il sommo sacerdote le desse l'ok, perché c'è l'umano di mezzo, c’è Elisabetta che la attende e, oggi, tanti fratelli e sorelle attendono la nostra visita in nome di Gesù, come Maria». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria