Sono già due i commissari straordinari che si sono alternati alla guida della struttura governativa nominata per superare la procedura di infrazione europea sul tema della depurazione. Ma nonostante cambino i vertici, Reggio continua a non vedere spesi i soldi per rimettere in ordine tutto il sistema. Da poco ha lasciato il commissario Giugni e sono arrivati i nuovi due subcommissari, ma la situazione è ancora avvolta nelle nebbie. I 50 milioni di euro restano nel cassetto, pur se nei mesi scorsi era partito l’iter per gli espropri. Lungo il percorso si sono presentati tanti problemi, dopo il blocco della procedura avviata dal Comune e interrotta a seguito dell’operazione “Rhegion” nel 2016. Dall'inchiesta giudiziaria che aveva portato il Comune a non firmare il contratto d'appalto con la società “Acciona-Agua”, che si era aggiudicata la gara, a un piano di spostamento degli impianti che poi si è scoperto non essere praticabile per diverse problematiche, di tempo ne è passato senza miglioramenti significativi e l’Italia continua a pagare la sanzione anche per l’agglomerato non conforme di Reggio. Alla fine, si è dovuto ricostruire tutto da zero e la struttura commissariale più volte ha annunciato un'imminente svolta nel settore depurativo reggino che, però, non è ancora arrivata. Eppure la Regione a guida centrodestra già nel 2012 aveva stanziato risorse importanti nell’ambito degli interventi inseriti nel Piano nazionale per il Sud e deliberati dal Cipe il 30 aprile 2012. Reggio Calabria rientra tra gli agglomerati oggetto di una procedura d'infrazione da parte della Corte di Giustizia europea per il trattamento delle acque reflue. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio