Sono i giorni della mobilitazione per il porto di Gioia Tauro. Mancano poco più di ventiquattr’ore al grande flash mob in programma domani contro gli effetti della normativa europea sulle emissioni che, in vigore dall’1 gennaio 2024, favorirà paradossalmente terminal fuori dall’Ue. Un allarme suonato, certo in ritardo, non solo in Italia dove Gioia rischia il collasso: a rischio sono indicati il Pireo in Grecia, Sines in Portogallo, Algeciras e Valencia in Spagna, Marsaxlokk a Malta, a vantaggio sicuramente di Port Said in Egitto e Tangeri in Marocco ma an che altre realtà in rapida espansione su tutto i bacino del Nord Africa. Dati, prospettive e ipotesi di soluzione sono tutti contenuti nell’informativa che proprio oggi in Lussemburgo le delegazioni italiana, greca e portoghese presenteranno al Consiglio ambiente dell’Unione Europea intitolata “Attuazione dell’Eu Ets (direttiva 2023/959): questioni che destano preoccupazione per il trasporto marittimo di merci”. Un contesto nel quale il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha garantito che «il governo difenderò i porti italiani», e in primis Gioia Tauro. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria