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"Atto Quarto" a Reggio. "Dobbiamo riprendere piede": e la ’ndrina Libri provò ad armarsi

Procura e Mobile contestano al clan Libri la detenzione di armi. «Il luogo doveva essere sicuro, i mezzi destinati a rimanere occultati sino al bisogno degli affiliati: non una collocazione contingente»

Anche armi nella disponibilità delle gerarchie moderne della cosca Libri, del gruppo incastrato dalla Procura distrettuale antimafia e dalla Squadra Mobile con l'operazione “Atto Quarto”. Armi da custodire in nascondigli sicuri, lontani da occhi indiscreti. Primo passaggio individuare una location blindata, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare che ha spedito in carcere 23 indagati (e 5 ai domiciliari): «Si adoperavano, nell'arco di un periodo di tempo che va dal 21 aprile al 3 maggio 2017 per trovare un luogo sicuro all'interno dell'area territoriale ricadente nel dominio del gruppo criminale, zona di San Cristoforo e dintorni, ove occultare armi e mezzi per compiere azioni criminali nell'interesse della cosca». Era diventata un'esigenza non più rimandabile: «Le preoccupazioni in merito al futuro della cosca e della sua influenza negli equilibri della realtà criminale mafiosa della città emergevano chiaramente dai dialoghi intercettati (“Dobbiamo vedere come dobbiamo fare a prendere un'altra volta piede, abbiamo perso terreno in tutte le maniere compare a tutte le parti”)».
Ed allora priorità all'individuazione del nascondiglio: «L'attivarsi degli affiliati iniziava il 21 aprile 2017, quando il Mangiola chiedeva espressamente l'aiuto del sodale Dotta per individuare un luogo sicuro ove occultare degli oggetti, inizialmente non definiti, ma che il contenuto delle successive intercettazioni permetterà di identificare chiaramente. Il sito da individuare non solo doveva risultare adeguato per nascondere tali oggetti, ma doveva essere un luogo facilmente accessibile agli associati per permettere loro di raggiungerlo e di attivarsi prontamente in caso di necessità. Nello specifico, dal tenore della conversazione si chiariva che gli oggetti che il Mangiola intendeva nascondere erano diversi: in particolare lo stesso parlava di due oggetti di genere femminile e di uno maschile, che sarebbero stati ricoperti con un telo verde gettato sopra al fine di occultarli».

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