Una sequenza infinita di procedimenti civili intentati contro l’Azienda sanitaria provinciale nei quali la stessa Asp non si è mai costituita. La conseguenza? L’insediamento di commissari ad acta inviati dalla Prefettura per il prelievo forzoso di risorse dal bilancio dell’Ente. Somme importanti che hanno portato al “dissanguamento” delle casse. Per la Corte dei Conti, però, non ci sono elementi di responsabilità all’interno degli uffici.
Questo è il risultato di una lunga vicenda giudiziaria che ha interessato alcuni dirigenti succedutisi nel corso degli ultimi anni all’interno della direzione generale, prima a Palazzo Tibi e poi in via Diana.
Ad Angela Minniti, Francesco Consiglio, Guido Borrelli, Magda Santagati, Rosa Lombardo, Giovanna Nania, Maio Annibale, Pasquale Staltari, Antonio Vartolo e Fortunato Luvarà la Procura contabile ha contestato di non aver proceduto al pagamento dei relativi titoli esecutivi, passati in giudicato, in tal modo causando il sistematico ricorso allo strumento dell’ottemperanza con conseguente nomina di commissari ad acta.
Nel dettaglio la Procura ha contestato 181 delibere di commissari ad acta, le quali hanno determinato la condanna dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria a interessi moratori, rivalutazione e spese legali, per un danno erariale complessivamente pari a 21 milioni di euro.
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