I segnali sono contrastanti: il porto di Gioia Tauro resta nella forbice tra il pressing dei Paesi (almeno sette, a partire dell’Italia) che chiedono correttivi alla normativa Ue sulle emissioni e la cavalcata della Commissione Europea che sembra tirare dritto verso l’1 gennaio, data che segnerà l’entrata in vigore dell’Ets per il settore marittimo. Se da un lato, infatti, continuano le manovre per arrivare, se non a una deroga, quantomeno ad accorgimenti che scongiurino la delocalizzazione delle attività di transhipment verso i porti del Nord Africa (la clausola su Porto Said e Tanger Med non può bastare), dall’altro l’Ue sta compiendo tutti i passi per l’attuazione del nuovo sistema di tassazione. In questo senso, è appena arrivato il parere positivo del Comitato sui cambiamenti climatici dell'Ue - che riunisce rappresentanti degli Stati membri - al progetto di atto di esecuzione sulle “norme relative all'amministrazione delle compagnie di navigazione da parte delle autorità amministratrici” proposto dalla Commissione e soggetto al feedback pubblico a settembre 2023. Ma ciò che più interessa nello scenario che riguarda anche Gioia Tauro sono alcuni passaggi della nota con cui l’Ue formalizza il passaggio tecnico: «Alla fine di ottobre e a seguito di un parere favorevole del Comitato sui cambiamenti climatici dell’Ue, la Commissione ha adottato un atto di esecuzione che identifica i porti di trasbordo di container vicini, come parte di una misura che affronta il rischio di scali evasivi e di delocalizzazione delle attività di trasbordo al di fuori dei porti dell’Ue. Anche le pratiche evasive saranno attentamente monitorate dalla Commissione. Ove opportuno, la Commissione proporrà ulteriori misure per affrontare questo problema». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria