Si ricomincia. Il sindaco Giuseppe Falcomatà – a distanza di appena 20 giorni dall’assoluzione ottenuta in Cassazione dopo la doppia condanna rimediata in riva allo Stretto – è ritornato davanti a un Tribunale. Anche in questo caso il sindaco indossa i panni dell’imputato per il reato di abuso d’ufficio e anche in questo caso sullo sfondo c’è l’ombra ingombrante del Grande Albergo Miramare che si proietta su quell’odiosa legge Severino che imporrebbe una nuova sospensione del primo cittadino in caso di sentenza di condanna.
Ieri mattina, dunque, si è svolta la nell’aula bunker del viale Calabria la prima udienza, del processo “Miramare bis”. Davanti al rinnovato tribunale presieduto dal giudice Flavio Tovani (a latere Pio Me e Carla Costantino) – provvedimento necessario dopo l’astensione del giudice Lauria – erano presenti il pm Stefano Musolino e gli avvocati del sindaco, Marco Scudo per delega del legale Marco Panella e Francesco Gatto per delega di Lorenzo Gatto.
Dopo la costituzione delle parti, il dibattimento è stato aperto. Il procuratore aggiunto Musolino ha chiesto l’ammissione di tre testimoni: l’avvocato responsabile dell’Ufficio legale di Palazzo San Giorgio Fedora Squillaci; la segretaria del sindaco Eleonora Albanese e l’avv. Italo Palmara, autore dell’esposto da cui è generato questo processo. Il presidente del movimento “Reggio Futura”, infatti, ha denunciato la mancata costituzione del Comune come parte civile proprio nel processo Miramare e, secondo la Procura della Repubblica, Falcomatà, con il proprio comportamento omissivo, avrebbe impedito la costituzione del Comune di Reggio come parte civile, arrecando a se stesso e agli altri imputati un ingiusto vantaggio patrimoniale.
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