Da Roma alla Sicilia, da Nord a Sud: portano in due direzioni le piste della droga, seguite dagli inquirenti nelle indagini sugli affari della cosca Borghetto-Latella.
Il grimaldello per la piazza romana sarebbe, secondo la Dda, il 54enne Armando Catanzariti, reggino residente a Trevignano Romano, finito in carcere nel blitz della GdF: con Antonio Idotta, 52enne anche lui arrestato, si sarebbe occupato di nascondere e trasportare gli stupefacenti dalla Calabria alla provincia di Roma, per poi spacciarla nella Capitale. Nelle intercettazioni si parla di carichi e di prospettive di mercato. «Non c’è nessuno che, non c’è nessuno di questi che ci sono qua, di quelli che ci sono qua, tra albanesi, rumeni, la portano tutti Nino, però quella che ho portato io qua non c’è nessuno che può competere… Vanno tutti a Roma e la vogliono vendere a cinquanta, poi arrivano qua e la vendono a ottanta e hanno raddoppiato, quindi alla fine dei conti queste sono tutte cose di seconda scelta… C’è una piazza grossa che è dove c’è Radio Vaticana, là a coso a Cesano, due albanesi… zona Nord fino a Firenze tutti solo albanesi, ma è tutta dozzinale, non è che è… se riusciamo a prenderci la piazza non c’è nessuno». Gli inquirenti ritengono che la proposta di Catanzariti di sottrarre la piazza di spaccio gestita dagli albanesi nascesse dalla convinzione che Idotta, «supportato dal gruppo di ’ndrangheta dei Borghetto-Latella», non avrebbe avuto difficoltà «a scalzare il gruppo albanese e ad acquisire il monopolio». D’altronde, gli unici veri concorrenti, ossia i Casamonica, erano fuori gioco: «Gli unici sono in fermo, c’è un tizio con i Casamonica… Casamonica tutti salati, non ci sono, non c’è più nessuno...». Solo ai fornitori bisognava fare attenzione: «Lui gliela portava uno zingaro, gli Africoti io non me li fido».
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