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Porto di Gioia Tauro, è corsa ad annunciare soluzioni. Ma dall’Ue ancora non si esprimono

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, si ferma a «un impegno dell’Ue per valutare soluzioni». Il Pd, per bocca della vicepresidente dell’Europarlamento, Pina Picierno, si spinge avanti annunciando che «stiamo risolvendo il caso Gioia Tauro». Ancora di più si sbilancia il M5s con l’eurodeputata Laura Ferrara, che parla già di «una doppia vittoria» rispetto «all’estensione del pagamento della tassa anche agli armatori che decidono di fare scalo nei porti del Nord Africa se la loro destinazione finale è all’interno dell’Ue».
Nel mare magnum di dichiarazioni (tante) e interpretazioni (ancora di più), in materia di Ets c’è una sola certezza: sono giorni decisivi a Bruxelles. E non solo per Gioia Tauro, ma per tutti gli altri porti europei nel Mediterraneo che rischiano di perdere traffici a vantaggio dei terminal del Nord Africa già dal 1. gennaio 2024, quando entrerà in vigore il nuovo sistema di tassazione (Ets) sulle emissioni inquinanti delle navi.
Martedì - mentre una delegazione del Pd incontrava il vicepresidente della Commissione Europea, Maros Sefcovic, in presenza del presidente dell’Autorità portuale di Gioia, Andrea Agostinelli - a Roma si apriva la discussione su iniziativa di Alis, l’Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile. Sotto i riflettori il rischio di «un ritorno indietro di 30 anni con milioni di camion di nuovo per le strade e un aumento delle tariffe delle navi per i cittadini e le imprese», derivante dall’applicazione al trasporto marittimo del sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue Ets.

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