Affari e mentalità mafiosa secondo le antiche tradizione per la cosca “Borghetto-Latella”, i leader moderni dei quadrilatero di Reggio sud, San Giorgio Extra, Modena Ciccarello e il “Marconi-Cusmano”. Tra le dinamiche della ’ndrina, accanto alla scalata nelle postazioni apicali del “direttorio” cittadino, anche i rituali di assegnazione di doti e cariche e i cerimoniali di affiliazione. Una contestazione accusatoria sottolineata in conferenza stampa dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Walter Ignazitto, dai vertici della Guardia di Finanza calabrese, Gianluigi D'Alfonso, e reggina, Maurizio Cintura e Mauro Silvari: «Il capo-cosca sarebbe assurto a tutti gli effetti ai vertici del Mandamento di ’ndrangheta di Reggio Calabria, rivestendo un ruolo di apicale spessore nelle gerarchie mafiose, di dispensatore di doti e cariche organizzative, nonché di programmatore delle ripartizioni dei proventi illegali fra il suo sodalizio e le altre ’ndrine della città».
L'accusa è diretta a Cosimo Borghetto, 69 anni, capo dell'omonimo clan in sinergia con il fratello Eugenio detto “Gino”, 55 anni. Tema - “affiliazioni e riti di ’ndrangheta” - sviluppato dal Gip di Reggio, Tommasina Cotroneo, che ha emesso le 27 misure cautelari (25 in carcere, 1 ai domiciliari, 1 all'obbligo di firma): «In perfetta convergenza con quanto riferito dai collaboratori di giustizia, la cosca in esame si è rivelata custode delle più allarmanti tradizioni di ’ndrangheta ed il suo capo, Cosimo Borghetto, ha dimostrato di possedere un altissimo rango criminale, tale da consentirgli di procedere a nuove affiliazioni e di conferire agli accoscati “doti” idonee al riconoscimento di una apicale collocazione nel locale organigramma mafioso».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Caricamento commenti
Commenta la notizia