Delitto S. Cristina d'Aspromonte, lo sgomento dei medici di base e Cisl: “Maggiore sicurezza per i camici bianchi”
«La notizia dell’agguato e dell’omicidio della collega Francesca Romeo ci ha lasciato senza parole. Al marito, anche lui collega rimasto ferito nell’agguato, e tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia, va il nostro più sentito cordoglio». A dirlo è Tommasa Maio, segretario nazionale Continuità Assistenziale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), chiedendo maggiore sicurezza per i medici soprattutto nelle aree più interne e isolate. «Siamo certi - prosegue Maio - che la magistratura e le forze dell’ordine faranno presto piena luce su questo omicidio, ma non possiamo ignorare il fatto che una donna, una collega della continuità assistenziale, sia stata così brutalmente uccisa. Questo ci spinge ancora una volta a chiedere maggiore sicurezza, anche e soprattutto in quelle aree del Paese nelle quali, chi si occupa di salute, e in modo particolare di continuità assistenziale, è costretto a lavorare in assoluta solitudine». La sicurezza per i medici, conclude Maio, «è un tema che deve essere centrale nel dibattito politico, ancor più in territori complessi martoriati. La nostra solidarietà va proprio ai medici che operano nelle aree disperse, dove le condizioni di sicurezza sono spesso carenti».
Lo sconforto della Cisl
«Sono ore di sconforto e smarrimento per l’ennesimo fatto di sangue. Ma sono anche ore in cui nuovamente e prepotentemente si contrasta la violenza in tutte le sue forme e si chiede a gran voce che i medici possano esercitare in sicurezza la propria professione». Lo afferma il segretario generale della Cisl medici, Benedetto Magliozzi, all’indomani dell’agguato in Calabria. «Un nuovo fatto di sangue ha violentemente investito la Sanità strappando la vita a Francesca Romeo, guardia medica in servizio presso Santa Cristina d’Aspromonte, e ferendo suo marito, psichiatra. Pur non sapendo ancora se questo efferato attacco, un agguato a mano armata in piena regola, sia collegabile all’esercizio della sua professione - afferma Magliozzi in una nota - ci risulta impossibile non pensare che la dottoressa stesse tornando a casa al termine del suo turno di lavoro. E questo ci porta immediatamente a ricordare un anno tragico in termini di aggressioni ai sanitari, di attacchi di violenza verbale e fisica esplosa nelle sale dei pronto soccorso, nei reparti degli ospedali e negli studi medici. Attacchi di ira, escalation di rabbia, agguati premeditati. Fino arrivare all’omicidio volontario, come nel caso di Barbara Capovani, la psichiatra di Pisa uccisa da un suo ex paziente, e come ora la dottoressa Romeo». «Troppo spesso, in questi ultimi tempi - conclude il leader sindacale - a essere sotto attacco è chi mette la propria professione e la propria professionalità a servizio degli altri».