«La mia famiglia di sangue sa che oggi sono qua in Procura. Mi sostiene, sa che voglio andare via da Rosarno, ma sanno anche che voglio andare via in maniera libera, non sotto protezione. Solo che se vado via io, il problema rimane, perché i miei fratelli rimangono qui. La mia principale preoccupazione è quella di garantire ai miei figli una vita libera; voglio che possano avere una normale vita sociale e non voglio che debbano vivere rinchiusi in casa. So che rimanendo a vivere a Rosarno, inevitabilmente, avranno contatti con le famiglie mafiose del posto e questo mi fa soffrire, tuttavia vorrei trovare il modo di allontanarmi evitando che debbano subire eccessive restrizioni».
È la drammatica riflessione esternata ai magistrati antimafia della Procura reggina, mentre dettagliava loro la sua vita matrimoniale da incubo, vissuta tra continue vessazioni e percosse, della donna che, con le sue denunce, ha contribuito a far arrestare l’ex marito Rosario Arena e l’ex suocero Domenico Arena, ritenuti vicini alla famigerata ’ndrina dei Pesce di Rosarno e finiti in manette con l’accusa di estorsione e violenza privata, aggravata dalle modalità mafiose, nell’ambito di un’operazione condotta dal Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, guidato dal Colonnello Gianluca Migliozzi.
Adesso per la 39enne rosarnese sembra, però, inevitabile una misura di protezione per metterla al riparo da eventuali ritorsioni che potrebbe essere applicata già nelle prossime ore. E, d’altronde, è stata lei stessa a esternare più volte ai magistrati inquirenti reggini la paura per sé e per il proprio nucleo familiare a seguito della scarcerazione, avvenuta nel 2021, dell’ex marito, dell’ex suocero e del temutissimo cognato Biagio, definito «pericolosissimo».
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