Istanze di legalità e di uguaglianza per colmare i ritardi: questi alcuni argomenti trattati ieri, nella sala “Monteleone” di Palazzo Campanella, a proposito delle “vittime del pregiudizio”. L’incontro è stato promosso e moderato da Anna Maria Stanganelli, garante regionale della salute, dopo varie interlocuzioni con le associazioni Arcigay e alla luce della tavola rotonda tenutasi durante la giornata internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia. A Palazzo Alvaro erano stati resi noti i risultati di un progetto contro le discriminazioni Lbgt+Calabria a cura di Arcigay Due Mari e Agedo. Ieri dibattito e relazioni - prendendone direttamente lo spunto - si sono incentrati su un’accurata opera di Domenico Latino, palmese, corrispondente dal 2013 di “Gazzetta del Sud” , direttore di riviste culturali, collaboratore di portali online. Opera così intitolata: “Volevo essere la barbie. Storia di Davide e ordinarie omofobie” edito da Marco Marchese, intervenuto al microfono sulle vessazioni subite da Davide Sgrò, auspicando che sia abolita la parola “diversità” decisamente “discriminante”. Sono intervenuti: Klaus Davi giornalista e massmediologo, Roberto Di Palma procuratore della Repubblica del tribunale per i minorenni di Reggio, il magistrato Luciano Gerardis per Progetto Civitas, Arcangelo Badolati caposervizio della redazione di Cosenza della “Gazzetta”. Hanno dialogato: Natalia Maesi presidente nazionale Arcigay, Davide Sgrò protagonista del libro. Latino ha spiegato che «Davide comincia a subire angherie dai banchi di scuola. Pensava di essere malato e scopre di essere omosessuale sfogliando un dizionario. Io racconto la sua storia in un libro-intervista con i miei pregiudizi e stereotipi. Quanto mi è successo spero che avvenga ai giovani».
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