Il rigassificatore di Gioia Tauro è stato inserito nel “Decreto Energia” dal governo per dichiararlo impianto di interesse nazionale. Un via libera atteso da tempo, che consente di mettere in moto tutto il procedimento finalizzato alla sua concreta realizzazione. Chi pensava però che nel giro di qualche mese si sarebbero visti iniziare i lavori si sbaglia: mancano ancora altri passaggi tecnici, il più importante dei quali è la garanzia statale perla concessione dell’area. Non ci sono problemi di soldi perché il progetto è a carico di colossi del mercato energetici, ma è necessario l’ok dello Stato affinché l’opera non possa essere successivamente bloccata. Una garanzia sulla zona che dovrebbe essere ceduta alla società proponente e realizzatrice. I prossimi passi È stato creato il “contenitore” che deve essere, quindi, ancora riempito con una serie di provvedimenti tecnici necessari affinché non succeda quanto ad esempio è accaduto a Porto Empedocle, con i lavori interrotti e una “cattedrale nel deserto” lasciata marcire per anni. La partita comunque è cominciata e si attendono nuovi sviluppi a breve, sia sul fronte romano che su quello calabrese. È atteso infatti un altro passaggio: da 10 anni a questa parte deve essere sistemata tutta l’area sulla quale dovrà essere posata la condotta criogenica di allacciamento dell’impianto di gas alla rete nazionale della Snam; stesso discorso per il sito destinato all’installazione dei serbatoi. La zona, attualmente coltivata ad agrumeti (per la maggior parte si tratta di terreni in abbandono a causa della crisi agrumaria) deve essere regolarizzata, in quanto per la maggior parte gravata da usi civici sin dagli Anni ’60 a seguito dell’occupazione di quei terreni che dovranno essere espropriati per pubblica utilità. Si tratta - fra l’altro - del secondo maxiesproprio nell’area dopo la costruzione del porto, nato come centro siderurgico mai realizzato. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria