Fissata al 29 febbraio del prossimo anno l’udienza delle Sezioni Unite della Cassazione che dovrà pronunciarsi sulla natura della prova proveniente da autorità giudiziaria straniera e sulla disciplina conseguentemente applicabile, nello specifico, all’esame di alcune questioni interpretative rilevanti rispetto all’acquisizione, con ordine europeo di indagine, di messaggistica criptata sulla piattaforma Sky-Ecc, che riguarda una serie di indagini provenienti da un’operazione congiunta della polizia francese, belga e olandese che nel 2021 ha condotto ad accedere e decriptare le chat di oltre 70.000 utenti provenienti da diversi Paesi.
Tra i procedimenti che attendono di conoscere gli esiti della decisione delle Sezioni Unite c’è la maxi inchiesta “Eureka”, per la quale sono in corso in questo periodo le udienze in Cassazione in relazione alle impugnazioni per la fase cautelare. Ed è stato proprio in questo contesto che i difensori sono stati edotti della data di fissazione dell’udienza. Altre difese, in precedenza, avevano rappresentato la necessità di ricorrere a una decisione univoca visto che «qualsiasi indagato ha un diritto di accesso agli atti del procedimento che non può essere negato sol perché essi provengono da un altro stato e l’autorità giudiziaria italiana non intende acquisirli e metterli a disposizione della parte privata che deve difendersi». Le difese, insomma, hanno lamentato l’assenza della prova a carico considerato che i flussi telematici non erano stati trasmessi dall’A.G. straniera e, di conseguenza, gli indagati non potevano verificarne il contenuto e neppure conoscere quelle che erano state le modalità di acquisizione e decifrazione dei messaggi.
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