Neanche il tempo di metabolizzare l’Ets che spunta un’altra spada di Damocle su porto di Gioia Tauro: è il nuovo Codice unico doganale al vaglio dell’Ue a nascondere vere e proprie insidie. E il rischio viene segnalato dallo stesso esperto che vide per tra i primi l’ombra della delocalizzazione dei traffici con l’introduzione, dal prossimo 1 gennaio, della tassazione sulle emissioni inquinanti delle navi voluta sempre dall’Ue. «Occorre fare molta attenzione ad un’altra proposta della Commissione che rischia di avere effetti altrettanto dirompenti sul nostro assetto portuale», avverte Alberto Rossi, avvocato marittimista e segretario generale di Assarmatori. Sotto i riflettori finisce stavolta l’idea di ridurre, nell’ambito del nuovo Codice unico doganale, il “temporary storage” da novanta a tre giorni, «a tutti gli effetti di una nuova “rivoluzione” che – scrive Rossi in un intervento su Linkedin – comprime drasticamente i tempi sino ad oggi previsti, e che se non sarà modificata nei successivi passaggi comporterà ripercussioni negative sull’import e, ancora una volta, sulle attività di transhipment». Inevitabili sarebbero i riflessi anche - o forse soprattutto - su Gioia Tauro, che da leader nel bacino mediterraneo vive di quasi solo transhipment. L’allarme di Rossi è chiaro: «Sarebbe messo in crisi il modello “hub & spoke” dello shipping che prevede l’impiego di navi di grande capacità su rotte transoceaniche, il deposito della merce nei porti di transhipment e infine la presa in carico da parte di navi più piccole (solitamente) per raggiungere la destinazione finale. Avere a disposizione appena tre giorni di “temporary storage” è in tutta evidenza insufficiente: non è un tempo congruo per permettere a questo modello di business di continuare a funzionare ed è difficile capire le ragioni che hanno portato a tale ipotesi, visto che non se ne intravedono i potenziali benefici. E – ancora una volta proprio come nel caso dell’Ets – un approccio così restrittivo rischia di minare alle fondamenta la competitività dei porti italiani, a tutto vantaggio di scali posti appena al di fuori dell’Ue, che non sarebbero soggetti a tale nuova regolamentazione. Tradotto in termini pratici: sarebbe ancora una volta molto più conveniente fare attività di trasbordo negli scali Nord Africani (Tanger Med e Port Said, per esempio) rispetto a Gioia Tauro, Malta, Algeciras». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria