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Presunto malaffare negli uffici amministrativi dell'Asp di Reggio, ridotte le pene in appello

Inchiesta “Inter nos”, riformata la sentenza del gup con significative riduzioni di pena e l’esclusione dell’aggravante mafiosa

La Corte d’Appello depotenzia il filone processuale con rito abbreviato “Inter nos”, l’indagine coordinata dalla Dda e condotta dagli investigatori della Guardia di Finanza di Reggio in sinergia con i colleghi dello Scico e del Gico di Roma che ha puntato l'attenzione sul presunto pentolone del malaffare all'interno degli uffici amministrativi dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio. I Giudici di piazza Castello (in riforma della sentenza emessa dal Gup di Reggio il 14 luglio 2022) ha escluso a favore degli imprenditori sotto accusa l'aggravante dell'agevolazione mafiosa, ha riconosciuto il vincolo della continuazione tra alcune delle ipotesi di reato contestate, ha disposto numerose, seppure parziali, assoluzioni, ed ha riqualificato in un paio di posizioni anche l'ipotesi di reato originaria. Tre condanne sono state rideterminate con significative riduzione di pena. Nello specifico Antonino D'Andrea, difeso dagli avvocati Carlo Morace e Pietro Modaffari, è stato condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione, dopo l'assoluzione da un episodio di corruzione e dalla frode in pubbliche forniture, l'esclusione dell'aggravante mafiosa; Mario Carmelo D’Andrea, difeso dall'avvocato Pietro Modaffari, a 4 anni ed 8 mesi di reclusione; Massimo Costarella, difeso dagli avvocati Loris Nisi e Maurizio Puntorieri, a 7 anni, 1 mese e 10 giorni. A carico del quarto imputato, Giuseppe Corea, difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, «su concordato tra le parti, previa riqualificazione del reato» è stata rideterminata la pena a 4 anni di reclusione.

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