Reggio, l'imputato Giuseppe Chillino: “Estraneo alla gang del rione Sbarre. Bugie e falsità sulla mia persona”
Già condannato in primo grado a 20 anni di reclusione, Giuseppe Chillino nel processo d'appello “Sbarre” è tra gli imputati principali per le accuse di aver avuto un ruolo apicale nella gang della droga nei rioni Guarna e Caridi e per il sequestro di persona di due giovanissimi pusher “puniti” per aver rubato stupefacenti dai nascondigli della banda. Accuse tutt’altro che definitive. Giuseppe Chillino scrive alla Gazzetta del Sud dal carcere di Siracusa dove è recluso. Una sua versione dei fatti che ospitiamo. L'input è la denuncia di una delle vittime: «Si presenta un ragazzino minorenne in caserma di viale Modena. Incomincia a raccontare una favola per cui sono stato condannato a 20 anni. Incomincia a dire che una mattina invece di andare a scuola insieme a un altro ragazzino, vanno a vedere un pusher venditore di stupefacenti che smontando da una piazza di spaccio rione Guarna e Caridi andava a nascondere il rimanente dello spaccio, lo hanno seguito e così si sono messi a girare in prossimità di dove poteva essere la droga; gli viene fatta la domanda se lui era a conoscenza di chi era la piazza dello spaccio, il ragazzo risponde “si certo che lo so, è di Luigi Chilino”, cioè mio figlio. Alla domanda dei Carabinieri “e tu conosci Luigi Chillino? Si certo siamo dello stesso rione”». Si prosegue con il furto della droga: «Il ragazzo continua “arrivando lì ci siamo messi a cercare, ho visto un borsone tipo quelli del calcio pieno di panetti di cocaina, ne erano 40, non l’ho toccato anche perchè era una strada di passaggio e avevo paura di essere fermato da qualche Volante”. Le persone mettono in mezzo alla strada, una strada trafficata, 2 milioni di euro così al vento? “Li vicino c'era anche un sacco con dentro marijuana, ma non l'ho presa, mentre giro dietro un marmo appoggiato una pallina con dentro cocaina, la prendo e andiamo via, la porto a una persona per venderla perchè non faccio uso di roba pesante, faccio uso di erba e fumo, mi faccio le canne». Per Chillino si tratta di bugie: «Queste sono le bugie che dice, è ciò che è scritto nel fascicolo delle sue dichiarazioni: dice che questa pallina di cocaina del peso di 18 grammi l'ha portata a uno per venderla, questo gli ha dato 1200 euro di cui 900 se le è tenuti lui e 300 all'altro ragazzo. Una domanda che vorrei fare: se due persone vanno a rubare qualcosa insieme, perchè dobbiamo fare 900 e 300? Cosa dice ancora il ragazzo: dopo un poco di giorni viene avvicinato da uno e gli dice di andare a mangiare un pizza, gli fanno la domanda - “ma tu conoscevi già? No non lo conoscevo, siamo andati a mangiare una pizza”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio