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Gerace svela le sue radici più antiche: cinque tombe e reperti greco-bizantini

La scoperta nel sottosuolo della cappella della Madonna dell’Itria. E si continua a scavare. Mons. Oliva: «Giornata storica, bellezze che rivivono». Mantella cittadino onorario

È una scoperta sensazionale quella rivelata dai lavori dell’intervento di “svuotamento e messa in sicurezza” di un vano adiacente la Cappella dell’Itria, che sono in corso all’interno della Basilica Concattedrale di Gerace, promossi dal Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Calabria. Gli scavi hanno portato alla luce un nuovo ambiente e rarissimi reperti che confermano l’importanza della città di Gerace già nel IX secolo, spostando all’indietro la fase archeologica dell’edificio di culto all’età greco-bizantina. I ritrovamenti, che comprendono tre tombe scoperte scavando a 5 metri dal livello del pavimento interno della Basilica, sono stati illustrati ieri mattina nella sala dell’arazzo della Cittadella vescovile alla presenza di mons. Francesco Oliva.
«Questa – ha detto il vescovo – è una giornata storica per Gerace, la Locride e la Calabria, perché si porta a conoscenza un fatto di rilevanza archeologica e storica che dimostra, ancora una volta, le bellezze che ci sono e che vogliamo far rivivere e rendere fruibili».
Il presule si è detto soddisfatto anche di come proseguono i lavori nei sette cantieri della Diocesi con i fondi del Pnrr: «A questo aggiungiamo l’importante sinergia in corso con il Ministero della Cultura, la Soprintendenza, la Regione Calabria e con l’Amministrazione comunale di Gerace con la quale firmiamo un protocollo per realizzare un laboratorio di formazione, restauro e valorizzazione dei beni culturali». E il sindaco Salvatore Galluzzo ha confermato l’ampia disponibilità dell’amministrazione a proseguire sulla linea della collaborazione, con un protocollo che prevede anche la realizzazione di un auditorium all’interno della Cittadella.
Una parte rilevante in questo percorso di crescita l’ha avuta Giuseppe Mantella, direttore dell’Ufficio beni culturali ed edilizia di culto della Diocesi, che ha ripercorso le idee che hanno portato all’affermazione a livello nazionale del progetto “Arte e Fede”, e il progetto di un polo dei beni culturali e religiosi, puntando a far divenire Gerace patrimonio dell’Unesco.
È in questo contesto che le scoperte avvenute all’interno della Basilica trovano una ulteriore valenza, come ha specificato Maria Mallemace, direttore del Segretariato del MiC Calabria, che ha ricordato l’impegno profuso per non disperdere i fondi per i lavori in corso, puntando ad ulteriori scavi all’interno della Basilica.

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