Da “Cyrano” (nel 1993) a “Nuova linea” (2022), passando per le due retate parallele “Alba di Scilla” e “Lampetra: in poco meno di 30 anni sono state cinque le operazioni della Procura distrettuale antimafia di Reggio per contrastare, ridimensionare, depotenziare e arginare, le ’ndrine di Scilla. E nello specifico i clan egemoni nella cittadina simbolo della Costa Viola identificati dagli analisti dell'antimafia come «espressione o riconducibili ai Nasone-Gaietti».
La sentenza del Giudice dell'udienza preliminare, con cui accanto alle 4 assoluzioni (Fabio Praticò «per non avere commesso il fatto»; Pasquale Alvaro, Giuseppa Ottinà e Giovanni Fiore «perchè il fatto non sussiste» sono state inflitte 14 condanne - di cui 7 rilevanti nell'entità soprattutto se si considera il beneficio della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato, e con la stangata di 20 anni di reclusione a carico di Giuseppe Fulco, per gli inquirenti la figura nevralgica dell'intera operazione - conferma l'inossidabile cappa mafiosa esercitata su Scilla, la “perla del Tirreno”, la cittadina baciata da madre natura con un panorama mozzafiato, un mare caraibico e il fascino leggendario del borgo dei pescatori di Chianalea.
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