Anche due operazioni di respiro internazionale, con collegamenti criminali tra la provincia di Reggio Calabria e l'estero, nei sei blitz antimafia condotti dall'Arma dei Carabinieri nel 2023.
Il 9 marzo scocca l'ora dell'inchiesta “Hybris”: le indagini confermano il dominio mafioso delle cosche Piromalli e Molè su Gioia Tauro e sulla Piana, espressione di una ’ndrangheta capace di una «sistematica attività estorsiva ai danni degli imprenditori». Nel mirino dei Carabinieri, che eseguono 49 arresti (34 in carcere e 15 agli arresti domiciliari), le cosche Piromalli e Molè, le due anime criminali di Gioia Tauro che dopo 15 anni di frizioni, e lo scontro frontale svelato dall'inchiesta della Procura antimafia “Cent'anni di storia”, si stavano riavvicinando. Sempre padroni del territorio, ma la ’Ndrangheta di Gioia Tauro vive un periodo di esaltazione criminale in coincidenza «dell'imminente scarcerazione di Giuseppe Piromalli detto “Facciazza”». Il “capo dei capi” che aveva saldato il conto con la Giustizia scandito da 22 anni di galera. I carabinieri accertano la pace raggiunta dalle due famiglie in occasione di un summit all’interno del cimitero di Gioia Tauro, nel corso del quale si è anche discusso degli equilibri mafiosi e della ripartizione dei proventi delle estorsioni. L’inchiesta dimostra pure che la ’ndrangheta controllava sia il mercato ittico che la gestione immobiliare della zona industriale a ridosso del porto di Gioia Tauro, oltre a un importante traffico di droga proveniente dal Sudamerica.
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