Il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria Francesco Tedesco ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per gli imputati coinvolti nel processo nato dall’inchiesta “Handover”. Si tratta del filone dell’abbreviato del procedimento contro presunti capi e gregari legati alla cosca Pesce di Rosarno. Le accuse mosse dalla Procura antimafia di Reggio Calabria sono, a vario titolo, associazione mafiosa e traffico di droga. Ma non solo: nell'inchiesta “Handover-Pecunia olet” (due parallele indagini del pool antimafia di Reggio Calabria) condotta in sinergia da polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza si contestano anche l'aggiudicazione degli appalti nel porto di Gioia Tauro, l'imposizione del pizzo sulle compravendite di terreni, le infiltrazioni nella grande distribuzione alimentare.
La Corte d’appello ha già stilato un calendario degli interventi che porteranno, prima dell’estate, alla sentenza. L’udienza è stata rinviata all’8 maggio prossimo per le discussioni della parti civili, Il 22 maggio, 12 giugno e una terza data ancora indicare saranno i giorni dedicati alle discussioni degli avvocati.
Nelle indagini, portate a termine nell’aprile 2021, si ipotizza il controllo del potente clan rosarnese non solo sul traffico di stupefacenti ed estorsioni, ma anche quello delle commesse di lavori gestite dall’Autorità portuale di Gioia Tauro riguardanti opere interne all’area portuale, sia sul fronte economico e imprenditoriale. Secondo l’accusa, i Pesce avrebbero avuto una anche una sorta di gestione monopolistica del settore della grande distribuzione alimentare e della gestione delle attività economiche collegate alla grande distribuzione, attraverso presunti accordi collusivi con un gruppo imprenditoriale siciliano, con mire espansioniste in territorio calabrese. L’inchiesta Handover rappresenta la prosecuzione dell’operazione Recherche nell’ambito della quale, il 4 aprile 2017 vennero eseguite numerose misure cautelari nei confronti di esponenti della potente cosca Pesce di Rosarno per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. In quella circostanza, Antonino Pesce, classe 1992 era riuscito a sottrarsi alla cattura. Il giovane era stato poi catturato nel marzo 2018 a Rosarno dagli investigatori della squadra mobile e del Servizio centrale operativo.
La requisitoria, le richieste di condanna: i nomi
Antonio Alessi 6 anni e 8 mesi
Marco Alviano 2 anni e 4 mesi
Domenico Belloccco (classe ‘87) 8 anni
Domenico Bellocco (classe ‘80) 8 anni
Rocco Bellocco 6 anni e 8 mesi
Gioacchino Bonarrigo 11 anni e 4 mesi
Girolamo Bruzzese 4 anni
Giovan Battista Cacciola 12 anni
Giuseppe Cacciola 18 anni e 8 mesi
Carmine Giuseppe Cannatà 14 anni
Salvatore Consiglio 12 anni
Salvatore Corrao 1 anno e 8 mesi
Luca Fedele 12 anni
Giuseppe Ferlazzo 2 anni e 4 mesi
Giuseppe Antonio Ferraro 12 anni
Salvatore Ferraro 5 anni e quattro mesi
Giovanni Grasso 12 anni e otto mesi
Pasquale Loiacono 11 anni e quattro mesi
Antonio Megna 10 anni e otto mesi
Rocco Morabito 1 anno e otto mesi
Cristian Pagano 9 anni e quattro mesi
Francesco Benito Palaia 5 anni e quattro mesi
Antonino Pesce (classe ‘82) 13 anni
Antonino Pesce (classe ‘91) 20 anni
Antonino Pesce (classe ‘92) 20 anni
Antonino Pesce (classe ‘93) 20 anni
Rocco Pesce (classe ‘71) 20 anni
Savino Pesce (classe ‘63) 14 anni
Savino Pesce (classe ‘89) 4 anni
Vincenzo Pesce 16 anni
Domenico Preiti 16 anni e otto mesi
Giuseppe Saladino 2 anni
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