Al Centro di aggregazione giovanile “Rocco Lombardo”, all’iniziativa organizzata dall’Istituto comprensivo statale e dal Comune per celebrare “Giornata della Memoria” tutti ad ascoltare la testimonianza di Enrico Spallanzani, nipote di Dante Spallanzani, deportato nei campi di sterminio nazista. Enrico è impegnato da tempo a mantenere vivo tra i giovani vivo il ricordo di quell’“indicibile” che si è consumato nel cuore dell’Europa, prima e durante la Seconda Guerra mondiale. Un momento importante di riflessione per impedire, nel passaggio generazionale, il ripetersi di eventi così drammatici, aperto dai saluti del sindaco Cesare Deleo, della dirigente scolastica Gioconda Saraco, che ha voluto ringraziare pubblicamente Spallanzani per essere riuscito a «mettere assieme competenze diverse per un momento educativo e formativo di così alto valore». Tante infatti le voci che hanno contribuito, senza mai cadere nel “ritualizzato”, a fari riflettere i ragazzi sui sei milioni di innocenti sterminati dai nazisti per la sola colpa di essere ebrei, più altri cinque milioni di zingari, diversamente abili e perseguitati politici, nemici del folle “sogno” di Hitler.
Nel ricordare lo zio Dante, morto dopo nove mesi di prigionia, Spallanzani, ha parlato agli studenti della nobile iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, la creazione delle “Stolpersteine”, cioè le pietre d’inciampo, sampietrini incisi su una lastra di ottone, ciascuno con il nome della persona deportata nei campi di sterminio, con la data di nascita e di morte, da collocare come una sentinella di luce, nei pressi dell’abitazione della vittima, per mantenerne acceso il ricordo. Pietre d’inciampo dedicate anche ai duemila carabinieri deportati per avere scelto, anche a costo della vita, di stare dalla parte della libertà.
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