Tra gli elementi valorizzati nella sentenza emessa dal gup distrettuale di Reggio Calabria, circa l’esistenza e l’operatività di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nell’ambito del filone dell’abbreviato del maxiprocesso scaturito dall’operazione denominata “New Generation – Riscatto II”, con la quale si sono disarticolate le ritenute le “giovani leve della cosca Cordì”, operante principalmente nel territorio di Locri, ci sono anche «i soprannomi che gli stessi associati si attribuivano». Tra questi c’erano, in alcuni casi, richiami a delle serie televisive incentrate su associazioni per delinquere, come ad esempio “Cardillo”, soprannome tratto dalla serie tv “Gomorra”. Una fiction richiamata anche nel passaggio di una conversazione in cui un soggetto si rivolge all’altro dicendo: «Perché noi siamo uomini di Gomorra!! I gomorroidi, i gomorroidi!”».
Ancora alla medesima serie tv è riconducibile un altro pseudonimo, destinato a un indagato minorenne, chiamato tra i sodali “Danielino”, personaggio che nella serie incarnava un giovane meccanico, il quale, affascinato dal mondo perverso della camorra, «diveniva corriere di droga in cambio di denaro e merce costosa». Un altro alias di un personaggio televisivo è quello di “Libano/Libanese”, soprannome tratto dal libro «o, più verosimilmente, dalla sua trasposizione cinematografica o televisiva “Romanzo Criminale”, incentrato sulle vicissitudini della banda della Magliana».
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