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Varapodio, dopo l'incendio all’auto di don Gianni il paese si stringe intorno al parroco

«Io sto con don Giovanni». Una frase che per tutta la giornata di ieri è circolata sui social coinvolgendo parroci, amministratori, cittadini del territorio pianigiano. Perché l’atto intimidatorio che ha colpito il sacerdote don Giovanni Rigoli lo scorso sabato sera ha scosso la coscienza di tutti sin nel profondo. La Fiat Panda data alle fiamme durante l’orario di messa, poco dietro la chiesa di San Nicola, a Varapodio: quindi la paura, l’intervento dei Vigili del Fuoco, i danni alla facciata della canonica dentro la quale erano presenti una decina di ragazzi al momento del rogo. Fotogrammi che hanno fatto il giro della Calabria, suscitando indignazione e una nuova ondata di solidarietà verso il giovane prete originario di Taurianova.
Proprio don Giovanni, lo scorso 15 gennaio, era stato protagonista, suo malgrado, di un altro episodio di cronaca. Aggredito all’interno della chiesa al termine di una funzione in suffragio di una donna di origini varapodiesi morta in Australia. Il sacerdote, in quell’occasione, sarebbe stato avvicinato da due individui, privato del cellulare e poi colpito al volto con una testata.
Sull’atto intimidatorio dell’altro ieri stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Taurianova che, in questa fase, starebbero effettuando approfondimenti nei rapporti interni al piccolo centro pedeaspromontano. Al vaglio degli investigatori anche le registrazioni di alcune videocamere presenti nelle adiacenze della chiesa.

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