Reggio

Domenica 22 Dicembre 2024

A Maropati la “proposta indecente” per far sciogliere il civico consesso e votare a giugno

Una “mazzetta” da 25mila euro per corrompere un consigliere di maggioranza e convincerlo a dimettersi, provocando così lo scioglimento del consiglio comunale. A Maropati sembra che qualcuno non badi a spese pur di fare il sindaco. Anzi, sarebbe più corretto di dire ritornare a fare il primo cittadino, perché Fiorenzo Silvestro il sindaco lo ha già fatto, mentre Sebastiano Valensise era stato il suo vice. Nella mattinata di ieri, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria li hanno arrestati con l’accusa di istigazione alla corruzione di un pubblico ufficiale. I due, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme gialle, avrebbero promesso denaro per indurre un consigliere comunale alle dimissioni, così da portare allo scioglimento del consiglio comunale. A Silvestro e Valensise, però, è andata male perché il politico di Maropati anziché accettare il soldi li ha mandati in galera denunciandoli alla Guardia di Finanza. I particolari dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Palmi guidata da Emanuele Crescenti, sono riportati nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip palmese. I fatti si riferiscono agli ultimi due mesi, i tempi per la realizzazione del presunto piano di Silvestro erano strettissimi: entro il 20 febbraio, infatti, si sarebbe dovuti arrivare allo scioglimento del consiglio comunale per poter votare alle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno. Elezioni alle quali Silvestro voleva candidarsi a sindaco. «A tal fine – si legge nell’ordinanza – Fiorenzo Silvestro si sarebbe avvalso di Sebastiano Valensise, professore in pensione, persona vicina alla famiglia di R.A.. Valensise avrebbe incontrato con un pretesto lavorativo R.A. e, in quella occasione, avrebbe formulato l’offerta di una somma di denaro, messa a disposizione dal Silvestro, in cambio delle dimissioni R.A. dalla carica comunale». La prima proposta, avanzata alla fine dello scorso dicembre, non aveva avuto seguito perché R.A., come avrebbe dichiarato agli inquirenti, non aveva preso troppo sul serio Valensie: «Tengo a precisare che, proprio per il rapporto amicale che intercorre con il menzionato professore, nell’occasione pesavo che lo stesso stesse scherzando e, pur declinandola, non ho dato peso alla proposta». Quindici giorno dopo, però, Valensise sarebbe tornato alla carica chiedendo un nuovo incontro a R.A., «il quale – scrivono gli inquirenti – a questo punto insospettito decideva di registrare la conversazione nel corso della quale il suo interlocutore ribadiva la proposta, offrendo una somma di 20mila euro in cambio delle sue dimissioni. R.A., mostrandosi dubbioso circa la serietà di una simile richiesta e della sua effettiva provenienza dall’ex sindaco, reale e diretto interessato, sollecitava un incontro con Silvestro (“Sì, ma lui me le deve dire proprio in faccia certe cose!”). E difatti, nella stessa giornata - 18 gennaio - sarebbe avvenuto un incontro “casuale” tra R.A. e l’ex sindaco, nel corso del quale Silvestro confermava la sua promessa di denaro in cambio delle dimissioni che R.A. avrebbe dovuto sottoscrivere, entro la fine della settimana, presso uno studio notarile insieme agli altri consiglieri dimissionari, in modo tale da determinare lo scioglimento del consiglio comunale». Quelle conversazioni erano state registrate da R.A., che il 20 gennaio si è presentato alla stazione della Guardia di Finanza di Gioia Tauro denunciando quanto sarebbe avvenuto nei giorni precedenti e consegnando agli investigatori i dialoghi con Valensise e Silvestro. A questo punto iniziano le indagini della GdF per verificare e approfondire la vicenda. Attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali, i militari ritengono di avere confermato il piano posto in essere da Silvestro attraverso Valensise: «E allora – gli investigatori captano una conversazione tra Silvestro e R.A. – io questi, anche la sera... dovremmo fare così, guarda... tu la mattina... ci rivediamo, poi la sera puoi andare a casa sua e te li dà lui, perché io lo do a lui, va bene?». Nell’ordinanza viene specificato che Valensise non sarebbe stato mosso da una sorta di distorto spirito di servizio o di attaccamento a Silvestro, ma per mero tornaconto personale, cioè ottenere per il suo impegno 5mila euro. Una convinzione che gli inquirenti confermano attraverso una intercettazione: «Mi dà i soldi – avrebbe detto Valensise intercettato – poi aspetto a quello che mi dà l’assegno, gli tolgo i 5.000».

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