Una a Ciccio, un’altra a Saro, una ancora a Enzo “il comparuccio”: di magliette e gadget vari, Mario Giuseppe Solano, ne aveva per tutti. «Tanto di queste ne piglio quante ne voglio!», diceva senza sapere di essere intercettato dai finanzieri che hanno messo a segno l’ultima inchiesta sul narcotraffico nel porto di Gioia Tauro. E proprio in questo fascicolo, tra le contestazioni al funzionario dell’Agenzia delle Dogane finito in carcere ce n’è una che riguarda la presunta appropriazione indebita di materiale contenuto nei container sbarcati nel più importante terminal d’Italia. Secondo la Dda di Reggio, Solano si sarebbe impossessato di numerosi beni, di proprietà di differenti aziende, di cui aveva la disponibilità «in ragione del proprio servizio», in quanto contenuti nei container da sottoporre a visita. A casa si sarebbe portato penne, matite, calamite e gadget vari, sui quali avrebbe fatto apporre la denominazione del centro sportivo in costruzione di lo stesso Solano cui era presidente. E ancora, indumenti di marca Ralph Lauren e Renato Balestra, da regalare - sembra - ad amici e compari. A marzo 2022, secondo la Procura, Solano avrebbe svolto controlli a tappeto sui container trattati da una società di spedizioni «al solo scopo di recare un danno alla ditta stessa». Una sorta di ritorsione, ricostruiscono gli investigatori, per il «comportamento» di qualcuno che lo avrebbe «indispettito fortemente». E proprio durante questa “visita merce” definita dall’ufficio del procuratore Bombardieri «pretestuosa», il funzionario doganale si sarebbe impossessato di alcuni “souvenir”. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria