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Emergenza a Reggio, Arghillà tra roghi e blitz interforze nelle case popolari

La tregua è stata breve. Poco più di 15 giorni, giusto il tempo di far crescere i cumuli di rifiuti, ingombranti, copertoni. E poi di nuovo fiamme, fumo e tanta diossina. Anche ieri mattina Arghillà si è svegliata tra il nero e l’odore pungente della spazzatura bruciata. L’ennesima brutta pagina di una lunga serie. Giusto giorno 11 si era ripetuto lo stesso copione. Arghillà continua a rimanere una bomba ambientale, la nuove terra dei fuochi che si contende il triste primato con l’area di Mortara. Area che attende la bonifica, ma anche per quella occorre tempo perché bisogna avere spazi nelle discariche speciali, visto che i resti dei rifiuti incendiati sono materiali da smaltire con procedimenti che non seguono il normale iter.
Una situazione insostenibile per i tanti cittadini onesti che vivono nel quartiere diventato negli anni simbolo del degrado ambientale e sociale. Quartiere cui si respira assieme alla diossina la tensione. Proprio ieri mattina infatti un’operazione interforze ha passato a setaccio casa per casa tutto il comparto sei dell’area degli alloggi popolari. Non è la prima volta che succede. E ogni volta la speranza è che la squadra Stato riesca a riappropriarsi del territorio che da anni sembra essere terra di nessuno, in cui vigono le leggi della prepotenza, dove gli alloggi popolari sono al centro di un mercato che poco ha a che vedere con le graduatorie di chi ne ha diritto, dove i furti d’acqua e di corrente elettrica sono all’ordine del giorno. Una polveriera sociale che non a caso è al centro di focus e vertici delle istituzioni. Più volte nel corso dei mesi scorsi Aterp, Comune, Regione, in Prefettura assieme alle espressioni più sane del territorio come il Coordinamento di quartiere hanno istituito una sorta di cabina di regia. L’idea è quella di superare il ghetto e restituire al quartiere e ai suoi residenti la normalità.

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