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Bergamotto di Reggio Calabria, produttori imbufaliti: "Igp subito"

Tutti contro la Regione Calabria. E chiedono anche che i 50 sindaci dei Comuni interessati facciano sentire «la loro voce autorevole»

Il clamoroso e incomprensibile stop della Regione al percorso ormai concluso dell’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria” sta scatenando la reazione del territorio: associazioni, produttori, sindaci, istituzioni dei 50 Comuni reggini si sono coalizzati e si preparano alla protesta.

Il presidente di Copagri Calabria Francesco Macrì conferma «piena condivisione del percorso di riconoscimento dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria”» e ribadisce che è «importantissimo convocare nel breve periodo la Riunione di pubblico accertamento per l’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria” dopo che sono trascorsi più di tre mesi dall’approvazione ministeriale del Disciplinare. Non capiamo davvero – incalza Macrì – come sia possibile che la Regione Calabria abbia revocato un parere favorevole ad obiettivo raggiunto e come abbia potuto definire non rappresentativo il Comitato promotore che conta più di un terzo delle superfici coltivate a bergamotto e più della metà dei bergamotticoltori attivi».

Il presidente di “Liberi Agricoltori Calabria-AMPA” Giuseppe Mangone afferma che «nel nostro incontro ufficiale con l’assessore regionale Gianluca Gallo e il direttore generale del Dipartimento agricoltura Giacomo Giovinazzo in data 29 gennaio, ci era stato garantito il nulla osta alla pubblica audizione per l’IGP “Bergamotto di Reggio Calabria”. Non è concepibile prolungare ulteriormente i già lunghi tempi di attesa degli agricoltori all’ottenimento di una IGP per cui tutti quanti dovrebbero esultare anziché danneggiare la filiera pronta ad effettuare il salto di qualità».

Ed ecco Lidia Chiriatti presidente di Nuova Unci Calabria: «L’Indicazione Geografica Protetta per il Bergamotto di Reggio Calabria ormai a un passo dal riconoscimento finale, è una vera e propria leva di marketing che contribuirà notevolmente alla crescita della filiera e a sottrarre gli agricoltori dalla scure dei prezzi imposti dall’industria dell’olio essenziale da decenni. Bloccare l’iter per interessi non certo della base produttiva reale significa danneggiare pesantemente l’intero territorio».

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